I giovani Giapponesi sono indipendenti, giusto? Si danno da fare, lavorano, già dalle superiori si trovano un バイト (アルバイト、lavoro part-time) per non pesare unicamente sui genitori. Gli studenti universitari neanche a dirlo, un lavoretto o due ce l’hanno di certo. In più i genitori non sono ossessivi come i nostri, soprattutto le mamme.
Falso.
Se è vero che confronto a
noi Italiani i Giapponesi sono complessivamente più indipendenti, bisogna anche
rendere conto di quella significativa fetta di giovani che fino all’età del
matrimonio (e a volte anche oltre) rimane a carico dei genitori.
Bamboccioni in italiano,
nesthocker in Tedesco, no-se-va-màs in Argentino, il succo è lo stesso: i giovani che non si levano dalle ….
Sfortunatamente in
Giappone l’appellativo per costoro, coniato dall’eminente professor Masahiro
Yamada della Tokyo Gakuei Universty, è un po’ più offensivo. Parassiti.
Prassite single.
Nel bestseller annata 1999 パラサイトシングルの時代, (parasaito shinguru
no jidai) Yamada ci racconta della decadente gioventù giapponese, dei
milioni di giovani (10 nel 1995) che all’alba dei trent’anni ancora vivono coi
genitori rifiutando le responsabilità della vita adulta. Yamada accusa in
particolare le madri di questi parassiti e, neanche a dirlo, le giovani donne.
Sì, perché per il professore il fenomeno è tra le prime cause dei terribili
problemi che affliggono il paese, bassi tassi di natalità in primis.
Ma da dove spunta quest’armata di parassiti?
Questi scarafaggi, queste immonde creature che succhiano la linfa vitale di
genitori ciechi d’amore?
Beh, non è un segreto, in Giappone la vita
costa cara. E specialmente in città come Tokyo con gli appartamenti non si
scherza e un giovane lavoratore dovrebbe impiegare circa metà del proprio
stipendio per pagarsi l’affitto. Per non parlare poi delle spese extra, dei
benefici legati alla mamma che cucina, che ti stira le camicie… ma queste cose
noi italiani le sappiamo meglio di chiunque altro!
Il fatto è che a essere pieni di soldi chi non
vorrebbe vivere per conto proprio? È quando i soldi scarseggiano che i
compromessi diventano necessari. Ciò che Mr.Yamada non si forza di comprendere
affondo è il contesto di stagnazione economica che affligge il Giappone dagli
inizi degli anni 90’.
La situazione dei moderni giapponesi all’indomani
dalla laurea non ha nulla a che fare con quella di Yamada e coetanei negli anni
d’oro. Stipendi a vita, aziende in costante espansione, sogni produttivistici,
miti produttivistici…oggi giorno tutto ciò e scomparso. La compagnia (non dico
azienda perché suona troppo brutto) non è più quel luogo dove i sogni di
carriera e successi possono diventare realtà, ma il luogo della fine di ogni
speranza. I lavori sono perlopiù a contratto e il Tokyese medio preferisce di
gran lunga diventare un フリーター piuttosto che darsi alla vita da salaryman.
L’abbandono della casa familiare corrispondeva
in passato all’incirca con le nozze. Fine degli studi, inizio del Lavoro (con
la L maiuscola), addio alla casa dell’infanzia, matrimonio. Questi eventi erano
strettamente legati e quasi imprescindibili negli anni 70’ e 80’, ma oggi le
cose sono cambiate. Si guadagna di meno e ci si sposa più tardi; risultato, abbandonare
le comodità della vita in famiglia appare anche ai coetanei nipponici tutto
sommato una scelta discutibile.
E poi ci sono le mamme. La colpa è sempre delle
mamme! Protettive, amorose, onnipresenti, le madri giapponesi viziano i loro
figliuoli almeno quanto le nostre, in particolare da quando la famiglia media in
Giappone non si concede che un solo figlio. Viziati fino all’inverosimile i
giovani giapponesi sono assai più 我が儘 di quanto non si crederebbe. Non
sanno cucinare, in casa non fanno nulla e anche a scuola sono spesso difesi da
questi genitori ultraprotettivi. Così protettivi da essersi recentemente meritati
l’appellativo di "monster parents" (モンスターペアレント), argomento di cui parlerò più
dettagliatamente in un altro post. I professori non sanno più cosa fare, i
ragazzini sono intoccabili e quando succede qualcosa è diventato più
conveniente chiudere un occhio che mettersi contro i genitori mostro.
Risultato: i casi di bullismo giovanile sono in crescita.
Che ne sarà di questi ragazzini viziati? Che si
meritino davvero l’appellativo di parassiti?
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